Dopo alcuni anni dall’apertura di questo blog ci sembrava doveroso intervistare nuovamente il Dott. Lupattelli, in uno spazio che e’ stato pensato non solo per lui e le testimonianze delle tante pazienti che negli anni gli si sono affidate, ma anche per poter diffondere una tecnica, l’embolizzazione del fibroma uterino, sulla quale il Dottor Lupattelli ha per primo lavorato in maniera sistemica, favorendone la continua e piu’ ampia diffusione.
Dott. Lupattelli l’embolizzazione dell’utero si sta ormai finalmente diffondendo e sempre più ospedali e cliniche si stanno avvicinando a questa tecnica. Lei ha fatto molto perche’ ciò avvenisse e credo che per Lei stesso tutto ciò rappresenti una grande soddisfazione.
Si devo dire che mi fa molto piacere che questa tecnica cominci finalmente ad avere il credito che merita. Ricordo all’inizio degli anni 2000 la fatica che dovevamo fare per illustrare questa procedura a medici e pazienti. Il grande scetticismo da parte della comunità’ e le paure infondate che dovevamo fronteggiare quotidianamente. Avevamo però dalla nostra parte qualche ginecologo che ci supportava. Non dimendichiamo che la procedura e’ stata inventata proprio da un ginecologo.
Un ginecologo? Può’ raccontarci qualcosa in piu’ a riguardo?
Si chiamava Jacques Merland ed era un ginecologo di Parigi che nel 1990 ebbe l’idea di andare ad occludere le arterie uterine con delle particelle utilizzando un catetere diagnostico. La procedura pero’ fu eseguita dal Jacques Clerissi, un radiologo interventista. Conobbi Jacques Clerissi nel 2004 a Milano. Io avevo gia’ una certa esperienza di embolizzazione del fibroma uterino e del varicocele pelvico avendola gia’ eseguita in Inghilterra con la Dottoressa Maria Belli, attualmente il Presidente della Società Europea di Radiologia Interventistica. Quando il Dott. Clerissi seppe che mi occupavo anche di embolizzazione ne rimase così colpito che volle portarmi a lavorare con se. Abbiamo poi lavorato insieme assiduamente per 4 anni circa ed effettivamente lavorare con chi aveva praticamente inventato la procedura e’ stata una grande scuola.
Una grande scuola che a sua volta a fatto si che a Lei ora possa insegnare la tecnica nell’ ottica di una sua definitiva consacrazione e diffusione.
Devo dire mi fa molto piacere avere l’onore di tenere dei corsi dove chi vuole imparare ad eseguire l’embolizzazione viene e passa un intera giornata nel nostro centro. Abbiamo infatti creato un vero e proprio centro per l’embolizzazione dove abbiamo una intera equipe che si occupa di questa tecnica, e non solo per il trattamento del fibroma. Io ho sempre cercato di passare agli altri quello che nel tempo ho avuto la possibilita’ di apprendere dai miei maestri, ed il fatto che ho abbia avuto la fortuna di aver potuto apprendere da grandi maestri lo vedo come un’eredita’ da dover passare ai colleghi piu’ giovani o meno esperti in questo campo.
Pero si dice che Lei abbia ormai sviluppato un esperienza ed una casistica tale da aver ampiamente superato anche loro, i suoi maestri. Quanti casi ha eseguito in questo campo e quanti casi dovrebbe aver eseguito un medico prima di poter essere considerato idoneo?
Sicuramente aver lavorato con Jacques Clerissi ha fatto in modo che potessi avere da subito una grande casistica. Poi Jacques si e’ ritirato ed io ho continuato a pieno regime. Negli ultimi due o tre anni poi siamo arrivati anche a 200-220 embolizzazioni di fibroma all’ anno e credo che complessivamente in circa 18 anni di attività la nostra casistica arrivi a contare circa 2000 interventi sul fibroma. Senza poi contare le embolizzazione del varicocele femminile. Sicuramente, questo grande numero di casi eseguiti ha contribuito enormemente a darmi la consapevolezza di quanto sia importante in questo campo l’esperienza e la casistica. Abbiamo capito che un medico per avere veramente la capacita’ di trattare un fibroma uterino in sicurezza e con buoni risultati dovrebbe aver eseguito almeno 500 casi. Sembra un numero molto alto in effetti, ma sinceramente devo aggiungere che solo dopo aver trattato i primi 1000 pazienti ho trovato quella confidenza per eseguire l’intervento in tempi rapidi (20 minuti circa) e in assenza di qualsiasi tipo di complicanze maggiori.
2000 casi. Un numero impressionante se consideriamo che, nella migliore delle ipotesi, i centri con maggiore esperienza in Italia non superano i 200-250 casi. Quindi l’embolizzazione del fibroma e’ particolarmente difficile?
A me piace dire agli studenti che l’embolizzazione e’ un po’ come parlare l’inglese. Ad esprimersi imparano tutti, con un po’ di impegno ed un minimo di abnegazione, in poco tempo. Ma per parlarlo veramente bene devi studiare, studiare tanto ed avere anche un buon insegnante. Purtroppo c’è molta gente che afferma di parlare fluentemente e correttamente l’inglese. Poi quando pero’ li sentì parlare, a volte, beh non e’ proprio come dicono. Ecco questo purtroppo accade anche in chirurgia. Solo una grande casistica ed una buona scuola mettono al riparo da spiacevoli sorprese.
Ora una nuova sfida. L’embolizzazione sia dell’adenoma della prostata che delle emorroidi.
Si ma possiamo tranquillamente affermare che con la grande casistica che abbiamo nelle embolizzazioni uterine non abbiamo trovato queste due nuove procedure così proibitive. Anzi, stiamo registrando degli ottimi risultati e crediamo che nel futuro questi approcci così mininvasivi a queste due patologie si diffonderanno moltissimo. Abbiamo gia una buona casistica ma crediamo che a breve assisteremo ad un incremento notevole della richiesta, visti anche i risultati veramente buoni oltre che la totale assenza di dolore e, cosa fondamentale, il brevissimo tempo di convalescenza.
Molti pazienti non vengono ancora adeguatamente informati riguardo l’embolizzazione sia dal loro curante che dal ginecologo/urologo. Quanto importante e’ stata l’utilizzo della rete in questo senso?
La diffusione della tecnica e’ avvenuta, soprattutto inizialmente, attraverso e per merito principalmente di internet. Ma a parlare di embolizzazione eravamo solamente noi medici e le informazioni su internet viaggiavano chiare e comprensibili. Oggi internet e’ in primis una grande opportunità di lavoro e di business e anche nel nostro campo ci sono persone che si occupano di medicina senza alcuna vera competenza. Regna una grande confusione. Ci sono addirittura blog tenuti da pubblicitari, piuttosto che assicuratori o avvocati che magari sono bravissimi nel loro lavoro ma che, non avendo una laurea in medicina, non hanno veramente idea spesso di cosa scrivano. A volte rabbrividisco quando i miei pazienti mi riportano di aver letto considerazioni mediche del tutto astruse in questi spazi “pubblicitari”. Perché purtroppo spesso sono le aziende farmaceutiche che li sovvenzionano anche se, possono tranquillamente sembrare spazi del tutto innocui. Il mio consiglio e’ di ascoltare e consultare i medici diffidando da indicazioni su professionisti e centri derivanti da questi blog. Ci sono molti interessi dietro, purtroppo. E poi trovo assurdo che un “non medico” arrivi a consigliare professionisti e opzioni terapeutiche. Siamo alla deriva. Speriamo in una regolarizzazione in futuro delle informazioni mediche. Ne abbiamo veramente bisogno.
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