L’adenomiosi o adenomioma, definita anche endometriosi interna o uterina, è una condizione anomala di natura benigna, caratterizzata dallo sviluppo delle ghiandole di pertinenza dell’ endometrio all’interno della parete muscolare dell’ utero (o miometrio).
Le cause di adenomiosi rimangono ancora pressoché sconosciute, ma come anche il fibroma uterino la malattia tende progressivamente a scomparire dopo la menopausa.
Talvolta l’adenomiosi può essere associata a iperplasia del miometrio, o generare una massa simil-tumorale circoscritta denominata propriamente adenomioma.
La patologia colpisce generalmente durante la menopausa, oppure dopo parti multipli, aborti e tagli cesarei ma appare sempre più frequente anche in donne giovani. In alcune donne, l’adenomiosi è “silenziosa”, ovvero non provoca sintomi o segni ma può manifestarsi con emorragie, dolori mestruali ed aumento delle dimensioni volumetriche dell’utero.
Specificatamente i sintomi dell’adenomiosi possono essere:
- marcato e/o prolungato sanguinamento mestruale;
- dolore crampiforme durante le mestruazioni (dismenorrea);
- algie o dolori durante il rapporto;
- sanguinamento tra i periodi mestruali;
- evidenza di coaguli di sangue durante il periodo mestruale;
- marcato ingrossamento dell’utero che può arrivare anche a tre volte le dimensioni fisiologiche.
Il medico può sospettare l’adenomiosi sulla base di:
- segni e sintomi;
- un esame pelvico, che rivela un utero allargato;
- ecografia dell’utero;
- risonanza magnetica (MRI).
La terapia fino a pochi anni fa era purtroppo prevalentemente di tipo chirurgico. Generalmente l’unico intervento possibile era la rimozione dell’utero in quanto la chirurgia conservativa con la sola asportazione chirurgica della massa di adenomiosi (nel tentativo di preservare l’utero) appariva spesso molto indaginosa e complessa. In alcune pazienti, generalmente nelle pazienti giovani è stato tentato anche un approccio mediante terapia medica (ormonale). Questa si è rivelato a volte efficace nel limitare la sintomatologia ma comporta necessariamente una continua stimolazione del tessuto endometriosico all’interno del miometrio con una inevitabile stimolazione dello stesso e conseguente peggioramento della patologia.
Una nuova tecnica per trattare in modo sicuro ed efficace l’adenomiosi: l’embolizzazione.
L’embolizzazione per tutta la serie di inconvenienti e possibili complicanze legate alle terapie chirurgiche convenzionali, si sta progressivamente affermando dalla fine degli anni 90′ come valida e sicura alternativa terapeutica alle tecniche chirurgiche convenzionali. L’embolizzazione è infatti in grado di trattare efficacemente ed in modo permanente i fibromi ed adenomiosi senza ne’ tagli ne’ bisturi e non lasciando alcuna cicatrice. Negli Stati Uniti l’embolizzazione dell’ adenomiosi sta ormai divenendo la tecnica di scelta, prima ancora della stessa chirurgica convenzionale.
L’embolizzazione è una tecnica di radiologia interventistica che viene eseguita da un radiologo interventista, che pratica un piccolissimo foro all’inguine con un semplice ago e, molto importante, in anestesia locale. Dall’inguine si inserisce nell’arteria femorale comune un piccolo catetere, delle dimensioni della punta di una matita, catetere che viene veicolato fino alle due arterie uterine. Le arterie uterine vengono poi occluse attraverso l’iniezione dal catetere di particelle sferiche embolizzanti (Fig.1) in modo da creare una vera e propria occlusione della vascolarizzazione dell’adenomioma.
Fig. 1
Questa tecnica mininvasiva consente una significativa e permanente riduzione delle dimensioni dell’adenomioma in più dell’ 80-85% dei pazienti (percentuale molto alta per questo tipo di patologia) con conseguente remissione dei sintomi associati (dolore, sanguinamenti etc).
Grazie all’embolizzazione l’adenomiosi può quindi essere trattata in modo, sicuro e soprattutto senza dover ricorrere all’uso del bisturi. La durata media dell’intervento è 20-40 minuti con un solo giorno o al massimo due di ricovero. Finalmente una speranza concreta e sicura per tante donne afflitte da adenomiosi.
Fonte: www.scenamedica.it
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