L’embolizzazione, tecnica di radiologia interventistica, permette di curare senza né tagli né bisturi con tempi di dimissione e recupero rapidissimi. Ne parliamo con il Dottor Tommaso Lupattelli.
L’embolizzazione si applica per curare una serie di affezioni quali il varicocele maschile e femminile, le emorroidi il fibroma uterino, la fibromatosi uterina, l’adenomiosi, l’ adenoma prostatico, le malformazioni vascolari e ancora altro. Lo abbiamo intervistato nel suo studio di Milano. Intervistato recentemente al TG2 per essersi messo a disposizione della protezione civile per la battaglia contro il covid 19 ci assicura che tutto si risolvera’ con le dovute precauzioni anche se, purtroppo, i tempi non saranno brevi.
Dr Lupattelli Lei si occupa di embolizzazione del fibroma uterino da circa 20 anni, inizialmente affiancando il primo esecutore della tecnica, il dott. Jaques Clerissi di Marsiglia, e successivamente autonomamente avendo fondato un suo Team chiamato appunto Team di embolizzazione. Avrà sicuramente dovuto faticare non poco per affermare questa tecnica.
Ogni tecnica innovativa fa fatica all’inizio. Pero’ gli indubbi vantaggi che questa tecnica offre ha fatto si che in pochi anni sia prepotentemente venuta alla ribalta. All’inizio ho trovato resistenza anche da alcuni miei colleghi che non credevano che il radiologo interventista potesse autonomamente gestire pazienti ginecologici. Fortunatamente ora questa visione sta cambiando e diversi radiologi interventisti cominciano a cimentarsi continuativamente e con successo in questo campo. Nel tempo poi anche gli altri tipi di embolizzazioni, in particolare prostata ed emorroidi hanno ottenuto sempre più riconoscimenti.
L’embolizzazione, al contrario del classico intervento chirurgico, non causa spiacevoli effetti secondari operatori e post operatori tra cui, per esempio aderenze e cicatrici.
E’ una procedura non chirurgica ma di di radiologia interventistica, pertanto prevede semplicemente l’occlusione di determinati vasi sanguigni. Mediante un accesso piccolissimo all’inguine o addirittura al polso. La paziente nemmeno si accorge perché è indolore e in mani esperte dura pochi minuti. Può essere dolorosa se non eseguita in anestesia epidurale. Ma già con una semplice anestesia spinale il dolore ora viene mantenuto molto bene sotto controllo fino alla dimissione che avviene a sole 36 ore circa.
Prima un premio come eccellenza dell’anno 2019 in ambito medico per aver contribuito fortemente ad aver diffuso l’embolizzazione poi la prestigiosa rivista FORBES che le fa un intervista per parlare di embolizzazione. Ormai le cose sono chiare. L’embolizzazione è una realtà.
Quello che conta nel campo medico sono gli interventi eseguiti e gli articoli scientifici pubblicati. Pero’ se tutto ciò può aiutare a diffondere sempre di più questa tecnica allora ben vengano i riconoscimenti. E’ importante far sapere alla comunità che esistono tecniche meno invasive scevre e da complicanze importanti.
Come funzione nello specifico?
In caso di lacune patologie, come per l’appunto il fibroma uterino o l’adenoma della prostata, intervenendo con l’embolizzazione il sangue non irrora più la massa tumorale, che si riduce sempre di più e, in alcuni casi, diventa di dimensioni insignificanti.
In praticamente quasi la totalità dei pazienti , con questa tecnica scongiuriamo l’asportazione parziale o totale dell’ organo trattato che soprattutto per una donna è un intervento aggressivo, una vera e propria menomazione.
Sicuramente infatti, un intervento risolutivo e affrontato serenamente, inevitabilmente si traduce in una convalescenza breve, tranquilla e serena sia per il paziente che per le persone che lo assistono. Inoltre, non solo masse tumorali possono ovviamente, beneficiare di questa soluzione mini invasiva, tant’è che problemi di varicocele o di emorroidi sono sempre più spesso affrontati efficacemente con l’embolizzazione.
Complicità fra paziente e medico: la vera riuscita dell’intervento dipende molto anche da questo.
Il rapporto medico-paziente non deve essere un fredda consulenza professionale, un intervento di un tecnico professionista. Ma sempre di più e fondamentale instaurare fin da subito quell’empatia fondamentale fra paziente e medico per condividere un percorso che necessita la presenza costante anche e soprattutto dopo l’intervento. Il paziente ha bisogno di sapere che l’eqipe a cui si affida e sempre presente e disponibile.
Oggi con l’avvento di internet e dei social la medicina rischia di finire sempre più in mano a personaggi che con la medicina non hanno niente a che fare. Sappiamo che lei si sta battendo fortemente contro questa deriva, anche a livello legale.
Purtroppo spesso a parlare di medicina e soprattutto a dare consigli sono queste figure che definisco”improvvisate” e che cercano visibilità per fini pubblicitari. Che spesso attaccano gli stessi medici per avere ancora più visibilità e creare il caso su cui poter speculare. La legge ancora, soprattutto su ciò che accade sul web, ha molte lacune e non sempre ci rende giustizia. Io ripeto sempre alle mie pazienti di diffidare di chi non è medico perché spesso ci sono interessi più grandi dietro a questi personaggi che nonostante pretendano di sembrare disinteressati veicolano spesso messaggi di terzi, e sovente, dietro lauto compenso. Ma spesso questo il paziente non riesce a comprenderlo finendo a volte anche pericolosamente verso percorsi consigliati da queste figure.
Innovatore quindi anche nel campo della medicina web e i suoi problemi.
Diciamo che il fenomeno dei blogger su materie delicate e complesse come la salute finirà per essere seriamente preso in considerazione in futuro. Purtroppo però quando molti danni saranno ormai già avvenuti. Io, non avendo ovviamente le necessarie competenze nel campo della giurisprudenza, cerco semplicemente di trovare qualche soluzione che possa agire da spunto di riflessione per chi dopo di me si troverà a dover contrastare fermamente questo fenomeno che ogni giorno aumenta di proporzioni.
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